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sabato 18 aprile 2009

Shí


Premettiamo che oggi ho preso una formina di Montdor, ho fatto sulla parte superiore un piccolo scavo con un cucchiaino e dopo avervi versato mezzo bicchierino di Sauternes che mi ero tenuto appositamente da parte, e dopo averlo avvolto in carta argentata, l'ho infilato a 180° C nel forno per 20 minuti. Toltolo, l'ho spartito a cucchiaiate con la mia famigliuola, che sembra abbia gradito, innaffiandolo col rimanente della bottiglia. Ciò detto passiamo ad esaminare l'ideogramma Shí , ben importante in Cina, in quanto laggiù si ama molto stare intorno alla tavola, sia coi famigliari e amici che per fare affari. I neonati vengono presentati con un gran pranzo (non bolliti, come pensano alcuni), e affari e dispute si appianano e si concludono al ristorante, come ho spesso avuto modo di constatare. Anche il matrimonio tradizionale si celebra con un sorso di thè dalla stessa ciotola durante un gran pranzo per legittimare l'inizio della vita in comune di due persone. Il carattere dunque è composto, partendo dall'alto da quello di "insieme", più sotto "pentola" e ancora sotto "mestolo. Quindi "radunarsi in casa di chi sta cuocendo il riso, partecipando alla mensa", quindi "mangiare", un'azione sociale comune, non solitaria. Il termine è usatissimo in espressioni come : Yué shí - mangiare la luna per dire "Eclisse" durante la quale la luna viene divorata dalla cattiva stella LuòHou Xing; oppure Shí yan - mangiare la parola per dire tradire la parola data. Quindi, messo (temporaneamente) da parte Montd'or e Sauternes, in onore di Niki e della sua ricetta mi preparo il riso basmati e la cannella per la prossima settimana e stasera pollo alle mandorle con le bacchette (scusa Doc) e poi manifestazione di Kung Fu al palazzetto.
Per addolcirvi la bocca, beccatevi questa lirica primaverile di Meng Hao Jan del solito periodo Tang.

Breve visita ad un vecchio amico.

Per me miglio e pollame, da un caro vecchio amico;
sono invitato alla sua casa.
Piante verdi e rami tutto intorno al villaggio,
tra montagne azzurre, chine sulle case.
Sulla veranda davanti all'orto,
tra i boccali pieni, parliamo dei raccolti dei gelsi.

venerdì 3 aprile 2009

Il tao e la pressa ad iniezione


L'altro giorno, per trovare i vecchi amici che mi allietavano le ore lavorative un secolo fa, sono andato alla fiera delle macchine per la lavorazione della plastica. Un rutilante mondo fatto di presse, stampi, soffiatrici, estrusori e compagnia cantando, che voi umani non potete neanche immaginare. Giovani studenti e compratori da tutto il mondo si aggiravano tra gli stand ammirando con occhi incantati, gigantesche macchine che sfornavano pezzi come fossero cioccolatini. Forse non lo sapete, ma l'Italia se la lotta con la Germania per il primo posto al mondo nella tecnologia di questi balocchi e qua e là si sentivano parlare tutte le lingue, arabo, cinese, russo e chi più ne ha più ne metta. D'altra parte chi può non rimanere incantato davanti ad una pressa ad iniezione? La macchina che è, essa stessa, l'essenza zen della creazione, il tao fatto meccanica. Per chi non ne conoscesse il funzionamento, voglio qui riassumerlo in pochi tratti, per farvene meraviglia e stupore. Tutto ha inizio dall' alimentatore che con un leggero fruscio fornisce il granulo di polietilene alla vite, la cui coclea, con un lento ma costante girare lo fa avanzare dentro sè stessa, mentre le resistenze lo scaldano dolcemente, fino a che il granulo si fonde e si confonde con i suoi vicini in una comunione spirituale in cui i molti diventano uno solo, con un solo intento: avanzare come uno spermatozoo verso l'ovulo per creare nuova vita. Quando finalmente il punto critico è raggiunto, una perfetta e sempre uguale quantità di magma bollente esce dall'ugello per essere iniettata nello stampo, che la pressa, deus in machina, tiene ermeticamente chiuso con una pressione di 400 tonnellate. E chi la apre! La plastica liquida scorre in mille rivoli lungo i canali dello stampo che, mantenuti caldi dalle resistenze, si suddividono in passaggi sempre più piccoli, ma sempre in totale armonia con tutti i parametri della creazione. Forza, calore, movimento, volume. E finalmente il liquido viene iniettato nelle 64 femmine, disposte armoniosamente ad accoglierlo, che penetrate da altrettanti maschi generano la forma magica del tappo di una bottiglia di acqua minerale. Quanto studio, quanta tecnologia attorno ad una capsuletta che tutti voi, con noncuranza, svitate e gettate nella spazzatura (senza riciclarla come sarebbe facile fare, ma questa è un'altra storia di cui magari un giorno parleremo)! Ecco, le cavità sono piene e attraverso altri canaletti, senza confusione ma con precisione costante, un flusso di acqua gelata avvolge l'esterno e l'interno delle cavità, passa, raffredda, scambia, porta via il calore e la plastica, questo materiale magico, a poco a poco si rapprende, si condensa, si solidifica ed i tappi consolidano la loro forma definitiva. Quando è avvenuta la magia, la pressa lo sente e i suoi muscoli oleodinamici fanno cessare come per incanto la mostruosa pressione, la ginocchiera si muove, lo stampo si apre, gli espulsori effettuano un piccolo ma calcolato movimento, un leggero soffio vitale di aria ed avviene il miracolo. Come una piccola cascata di montagna in una notte lunare del Tien Shan, come una pioggia leggera all'inizio di primavera sul monte Fuji, 64 tappi, cadono all'unisono verso il basso, ontologicamente perfetti nel loro essere tappo, predestinati nel loro destino di tappare, psigologicamente pronti ad eseguire la loro missione tappologica. Come il ticchettio dell'orologio appena carico, pigolano come pulcini appena schiusi, percuotendo il nastro trasportatore che li porta verso lo scatolone, verso lo svolgersi del loro ciclo di esistenza appena sbocciato. L'olio si comprime, la ginocchiera si muove, lo stampo si richiude ed il ciclo ricomincia, tutto questo in 4,2 secondi, 14, 28 volte al minuto, 857,1 volte all'ora, 20.571,4 volte al giorno, 7.405.714 volte all'anno, all'infinito. Un movimento sempre identico a sè stesso, perfetto nella sua essenza, preciso nelle sue finalità. Non c'è niente di più zen della pressa ad iniezione, nulla che concentri di più in sè i princìpi del Tao. Shui, l'acqua che percorre i suoi canali per raffreddare e controllare Huǒ, il fuoco che dentro le sue viscere costituite da Jīn, il metallo, l' acciaio temprato forma e produce tutto quello che si identifica e sostituisce Mù, il moderno legno rinnovabile all'infinito per poi lasciarlo al suo uso, a Tǔ, la terra. Non pensa la pressa, non è turbata dai problemi dell'esistenza, dalle passioni che travolgono la mente compresa com'è nella perfetta sfera di equilibrio dello Yin delle 64 femmine e nello Yang dei 64 maschi. Ha forse raggiunto l'illuminazione?