Da oggi potrete ottenere sconti su Amazon Italia cliccando qui

martedì 28 dicembre 2010

Lóng.



Quello di cui parliamo oggi, nella forma tradizionale e in quella odierna semplificata, è uno degli ideogrammi più noti e amati della lingua cinese. Come si può vedere dalla evoluzione del carattere a partire dai segni più antichi di quasi 4000 anni fa, di cui vi allego la serie completa, l'immagine del drago era sufficientemente chiara. Nei più classici si possono distinguere nitidamente le ali a destra, mentre sinistra in basso si vede il corpo con le scaglie, con sopra un segno fonetico, già incontrato che significa stare diritto. Nella moderna semplificazione è rimasto molto poco di tutto questo, così il drago cinese, elemento dello zodiaco, animale magico, potente ma soprattutto buono, è anche sinonimo di imperiale e glorioso. Piacerebbe sicuramente a qualunque imperatore, anche nostrano che si vedesse, grande, forte e dispensatore di benessere e felicità.

Ma il nostro drago celeste, Lóng - 龙, ha la testa di cammello, le corna del cervo, occhi di coniglio, orecchie di mucca, collo di serpente, ventre di rana, scaglie di carpa, artigli di falco e zampe di tigre, un bonaccione forte con barba e vibrisse che non fa paura a nessuno e che oltretutto è anche sordo, per questo i cinesi chiamano draghi quelli che non sentono bene. E' insomma un concentrato di cose buone e positive. Ecco perchè, quando calava la sera vicino al lago di Hang Zhou, il mio amico Ping mi portava in una delle tante sale da thé, sulla riva nascosta tra i salici a gustare una tazza di Lóng jǐng chá - 龙井茶, il thé del Pozzo del Drago, il più buono e famoso della Cina, ambrato e profumato, da gustare in silenzio, guardando l'altra sponda del lago, come due vecchi contadini che sotto la veranda della capanna, in una sera d'estate, parlano di canapa e sorgo.

martedì 14 dicembre 2010

Il Milione 33: I ponti di Su Zhou.


Il reame di Mangi comprende la Cina a sud del fiume Giallo. Qui Marco Polo si ferma per almeno tre anni come plenipotenziaro dell'imperatore e rimane conquistato da questa terra, dalle sue ricchezze e dalla mentalità dei suoi abitanti, per nulla dediti alla guerra e, come lui li definisce, i fatti d'oste, ma piuttosto ai commerci ed alla cultura. Ed è la bellezza di queste città che lo affascinano, unita al movimento vorticoso degli affari e delle opportunità che si presentano. Come non ravvisare le stesse sensazione di chi oggi percorre la Cina, avvertendo questa febbre di crescita, questa volontà decisa di migliorarsi, certo disordinatamente e magari compiendo errori ed ingenuità, ma il tutto spinto da una energia vitale senza fine, un chi che percorre il paese come la forza interiore che percorre i meridiani di un corpo vigoroso. Una delle città che più colpisce Marco è proprio Su Zhou, non lontana da Shang Hai, con i suoi ponti di pietra che gli ricordano la lontana Venezia.

Cap. 147

Suigni è una molto nobile città. Elli ànno molta seta e vivono di mercatantia e di arti; molti drappi fanno e sono ricchi mercanti. La città gira 60 miglia e v'à tanta gente che neuno potrebbe sapere lo novero, che potrebbero conquistare lo mondo; ma elli non son uomini d'arme, ma savi mercatanti d'ogne cosa e sì ànno boni medici naturali e savi fisolafi. E sappiate che in questa città à bene 6000 ponti di pietre, che vi passarebbe sotto una galea. E ancor vi dico che nelle montagne nasce lo rabarbaro e lo zezebe (zenzero) in grande abbondanza e molto buono che per uno viniziano se n'avrebbe ben 40 libbre.

Naturalmente il prezzo è quello che conta, se no che mercanti saremmo, ma passeggiare oggi per Su Zhou nei quartieri antichi di questa città, sui ponticelli di marmo rimasti, a guardare le barche che passano lungo i canali, girare nei mercati avvolti dall'odore delle spezie, questo oro del sud, che permea l'aria e cibi di questo paese, può farti innamorare. Nei piccoli ristoranti, dai banchi di strada, dove i grandi wok neri sfrigolano, sui tavoli traballanti dove arrivano le scodelle e i piatti colmi della ricchezza dei cibi, forti e profumati del sud, ti siedi, dopo aver attraversato i giardini ricchi di verde e di fiori, ad ascoltare il fluire pulsante della vita, a guardare i colori delle verdure e dei frutti, ad annusare il pungente sentore della spezia. Io ero lì nel periodo della zucca gialla, che si chiama appunto Nan Gua (la cucurbita del sud) e te la trovavi nel piatto facilmente, mescolata alle altre verdure con la sua dolcezza, magari negli involtini fritti con le consuete sottilissime sfogliatine di farina di riso, in cui la zucca mescola la sua dolcezza ad altre vedure come il porro e viene calibrata dalla tonalità delle cosiddette 5 spezie, un classico della cucina cinese che dovrebbe comprendere proprio i cinque sapori fondamentali (dolce, amaro, acido, salato e piccante). Le spezie poi in realtà sono sei o sette e comprendono il pepe del Si Chuan, lo zenzero, la cannella, il garofano, l'anice e il finocchio con molte varianti personalizzate. Così quando, calmato l'appetito vi incamminerete per i ponticelli, osservando il mondo esotico che vi circonda, potrete sentirvi davvero come Marco, appassionati di questa terra incredibile.

domenica 5 dicembre 2010

Il Milione 32: Le triglie di Shanghai.


Il nostro Marco Polo, ormai ambasciatore plenipotenziario del Gran Khan, comincia i suoi viaggi verso sud, dove gli si aprono scenari completamente nuovi, paesi esotici e ricchi di profumi di spezia e di potenzialità commerciale, le stesse sensazioni che non possono non cogliere chi oggi gira per l'Asia. Attraversa il fiume Giallo, confine tra il regno di mezzo e il reame di Mangi, la seconda colossale via d'acqua cinese, folgorato dall'energia che la percorre.

Cap. 134
Quando l'uomo è ito per tre giornate a mezzodie truova città e castella e di capo giugne allo grande fiume Cameraman (Huang Ho , il fiume giallo) che vien de la terra del Preste Gianni (si riferisce ad una figura mitica dell'Asia centrale, a capo di un regno di cristiani Nestoriani) e ch'è largo un miglio e molto profondo, sì che bene puote andare grande nave. E in questo fiume à bene 15.000 navi del Grande Cane per portare sue cose. Quando l'uomo ha passato questo fiume, entra nel reame del Mangi e lo conquistò il Grande Cane.

Questa parte era allora come adesso la più ricca e produttiva della Cina ed è proprio in questa area che si addensano le maggiori attività commerciali. La sua linfa vitale la percorre immensa ed inarrestabile. E' il fiume Azzurro, lo Yang Tse Kiang, la via d'acqua più popolata del mondo.

Cap. 143

Quando si va per isciloc (oriente) per 15 miglia, si truova la città di Signi in sul maggiore fiume del mondo, ch'è chiamato Quian. Egli è largo fino a 10 miglia e lungo più di 100 giornate. E per le molte città che sono su per quel fiume va più mercatantia e più cara che per tutti i fiumi del mondo...che io vidi a questa città una volta 15.000 navi aportate.

Davvero uno spettacolo incredibile, il fluire di tutto questo traffico sul grande fiume fino alla città sull'Oceano, oggi la colossale Shang Hai (letteralmente Sul Mare), forse allora piccolo villaggio di pescatori sul delta del fiume. Ho avuto il privilegio di vedere i cambiamenti di questa città incredibile durante tre lustri, un luogo con una vitalità ed una forza straordinaria. Ogni volta che ci tornavo trovavo interi quartieri stravolti e irriconoscibili. In soli tre anni l'isolone di sabbia di fronte al Bund, la sfilata di edifici commerciali di inizio secolo che l'impero britannico ha posto sulla riva, si è trasformato, da un cantiere pieno di gru, in una selva di grattacieli multicolori e sfavillanti di luci.

Ero davanti alla vetrata della torre della televisione, davanti ad un piatto di delicate trigliette stufate coi cipollotti e le fettine di germogli di bambù (vedere da Acquaviva per la ricetta assieme allo splendido post) sui tavolinetti del ristorante girevole. Duecentocinquanta metri più in basso le navi scivolavano lente sul sinuoso nastro azzurro, un vorticoso muoversi senza fine, un insaziabile desiderio di affermazione, di ricerca di ricchezza e di potenza. Oggi in questa città trovi tutto quello che offre il mondo; puoi mangiare il Churrasco brasiliano come bere vino in una Brachetteria, degustando, tra cinesi compiti, il profumato ed unico vino dell’Acquese. Questo incredibile paese sta correndo su di un rollercoaster in continua accelerazione, senza più potersi fermare. Credo che abbia in mano la palla in assoluto e l'unico modo perché questa corsa si arresti, è che si faccia del male da solo.

giovedì 2 dicembre 2010

Yáng - Měi.


La bellezza salverà il mondo? Dopo il post negativo di ieri, oggi voglio essere ottimista, anche se il cielo è grigio e i muri crollano nel disinteresse generale. Perchè a tutti piacciono le cose belle. E contrariamente al proverbio, credo che nell'essenza della bellezza ci sia un chè di universale, di non confutabile. Tutti i popoli lo riconoscono anche nei loro temi filosofici inespressi. La scrittura cinese, come sempre, illustra meglio di tante parole questo concetto. Partiamo dal chiarissimo pittogramma di pecora - (Yáng), che raffigura la testa dell'ariete di fronte, con le orecchie e la sottile barbetta in basso, eretta con orgoglio e su cui svettano le corna possenti ed aggiungiamogli sotto quello già conosciuto di Grande - (Dà), per ottenere il carattere Měi. Per il pastore che ha nei suoi animali la sua ricchezza e la sua intera ragione di vita, il suo ariete che domina il gregge, il più grande e forte, può avere un solo significato, quello della bellezza assoluta, il Bello che non si discute perchè ha in sé la forza, l'importanza, il potere, la fierezza, il senso del puro ed allo stesso tempo la dignità di ciò che un artista raffigurerebbe con un tratto elegante e perfetto. Ma il suono della parola si presta anche a giochi curiosi.


Infatti America viene translitterata per assonanza in Mei Li Ka, quindi il paese bello, data la grande ammirazione dei cinesi per gli USA da cui cercano di copiare lo stile di vita, ritenendolo migliore (a partire dai McDonand) e per estensione měi jīn - 美金 (dollaro) significa soldi belli, che sono cinesi ma mica scemi, anche se ultimamente cominciano a ricredersi. Ma torniamo al nostro ariete e, non a caso, ricordo alle signore che andranno da quelle parti, che unito al vocabolo róng (filo di lana setosa), dà 羊绒 che significa cachemire, e già so che me ne saranno grate. Se invece lo uniamo al segno di pesce, otteniamo l'aggettivo Fresco, perchè mentre la carne era generalmente conservata (sotto sale, affumicata o essiccata) quella di pecora e di pesce erano da preferirsi fresche. Ma torniamo al nostro concetto di bellezza (měi) per cercare di dare un senso al mio assunto iniziale. Se all'idea di bellezza aggiungiamo il carattere che indica completezza, totalità abbiamo la parola bisillabica měi mǎn - 美满 il cui significato è illuminante. La bellezza totale e completa non significa altro che Felicità.