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giovedì 26 marzo 2009

Lontananza

Mentre vago per terre lontane, ho lasciato al mio ghost writer il compito di postare questa lirica di Li Po, che spero apprezzerete.

Gemere nella notte scura.

Il corvo nero che sta sulle mura di Huang Yun,
gracchiando torna rapido al suo ramo.
La donna nella piana di Chin tesse sul telaio un broccato,
il filo turchese è come fumo che lascia un segno alla finestra.
Stanca posa la spola e pensa all’amore lontano,
da sola passerà la notte nella camera solitaria,
mentre le lacrime scendono come pioggia.

domenica 15 marzo 2009

Partenza

Non ho mai capito come mai il momento che precede la partenza è per me di difficile gestione. Malesseri ipocondriaci, metereopatie varie, chissà; è sempre stato così; un timore dell’ignoto che litiga con la sindrome di Ulisse, una contraddizione nascosta tra le mie inquietudini. Quindi oggi ci sta a pennello una lirica di Zen Shen , poeta di frontiera che nel 750 scriveva così:

Canto della neve bianca.

Il vento del nord avvolge la terra e falcia l’erba bianca
mentre qui, dal cielo tartaro scendono fiocchi di neve.
Questa notte, sento d’improvviso la brezza di primavera;
tra i tanti e tanti rami di mille peri in fiore.
Entra la neve dalle tendine di perla, bagna schermi di seta;
le pellicce di volpe e le trapunte di broccato non danno più calore.
Il deserto non si cura delle distese di ghiaccio,
ma le nubi pesanti tremano per tutto quel gelo!
Qui, sullo spalto, cade qua e là neve di primavera;
il vento sferza una bandiera rossa, immobile, gelata.
Ci siamo detti addio, lì, sulla porta est della Torre della Ruota,
mentre la neve copriva la pista del Cielo.
Dietro la curva, intorno al monte , non ti ho visto più;
sulla neve, solo le tracce dei cavalli.

mercoledì 11 marzo 2009

Chén

L' ideogramma "chén" è molto utilizzato nella creazione di caratteri più complessi. Significa Ministro ed in esso è ben raffigurata l'idea del ministro davati al sovrano, testa china , ginocchia piegate, mani sul pavimento, perchè da loro l'imperatore esigeva una fedeltà assoluta, umiltà e devozione totale. Se viene messo al centro di un carattere più complesso, con a sinistra il bambù, la cannula scriptoria che simboleggia la cultura, la conoscenza della legge e a destra l'alabarda per mostrare la forza del potere si ottiene l'ideogramma Zang che significa "giusto". Infatti il potere che amministra, deve essere forte, capace e non a caso gli esami da funzionario erano di enorme difficoltà, dove solo i più validi erano scelti tra migliaia e migliaia di concorrenti, con il solo metodo del merito, senza badare a parentele o ideologie. Il sire era giustamente e come in ogni dove, impegnato soprattutto al sollazzo delle concubine (che gli venivano scelte ed inviate ogni anno da ogni parte dell'impero in numero di ventiquattro, una specie di concorso di Miss Cina) , ma sapeva scegliere i suoi ministri sfruttandone la capacità, non disdegnado i più abili stranieri. Il ministro doveva certo essere fedele, ma soprattutto capace e dotato del potere di amministrare, non era certo scelto tra i dipendenti del sovrano, magari incapaci e servili, il cui unico scopo di vita, quello del compiacimento dell'imperatore, mal si sarebbe addetto ad un buon governo dello stato, i cui servitori devono essere innanzitutto "giusti", perchè il benessere del popolo è anche il benessere dello stato. Qualcuno certo sgarrava, come sempre, ma, allora bastava il supplizio delle mille morti.

martedì 3 marzo 2009

Dài fu

Questi caratteri semplici sono l'ennesima opportunità di entrare nella mentalità e nel comune sentire del popolo cinese, che, non dobbiamo dimenticare, ha una profonda radice contadina e popolare ed un grande rispetto verso la sapienza e la conoscenza in generale. Il primo , se pur pronunciato Dài in luogo del comunissimo Dà, significa "grande", anche in senso morale, ed è la stilizzazione di un uomo con le braccia aperte a voler mostrare proprio la dimensione immateriale del concetto, il tipico esempio di ideogramma che rappresenta una astrazione descrivibile solo col gesto. Il secondo, "Fu", significa semplicemente persona, uomo, un pittogramma abbastanza riconoscibile. Quindi , persona grande, importante, di grandi doti. Ebbene, il significato effettivo è diventato "medico, dottore". Come non si può comprendere nell'antica Cina, il senso di ammirazione e rispetto che il contadino ignorante doveva provare per questo saggio uomo, che per decenni studiava i segreti del corpo umano, gli oltre 300 punti dell'agopuntura su cui esercitare pressioni al fine di riequilibrare le energie del corpo, i segreti della respirazione, i benefici delle erbe o semplicemente della corretta alimentazione e perchè no, degli effetti della filosofia sulla tranquillità mentale e quindi fisica. Ammirazione e quindi posizione di prestigio nella società, derivante non dallo status economico, ma dal potere della sapienza, della cultura. L'uomo importante, il grande uomo, ha cura della salute della sua comunià, fisica e morale, previene più che curare, è attento ai bisogni di tutti ed ha giusto diritto al rispetto ed all'ammirazione. Per inciso, il medico non veniva pagato dai malati che curava, ma solo dalle persone sane. Metodologia assicurativa ante litteram o punizione per chi non faceva bene il suo lavoro di prevenzione? Mi sa che i Cinesi avevano già proprio inventato tutto, anche la mutua.

lunedì 2 marzo 2009

Il Tao della crisi

Nel momento in cui mi introdussi per la prima volta nel difficile mondo del lavoro, ebbi la fortuna di incontrare un maestro (a proposito del mio post dell'altro giorno), sotto la cui ala protettiva fui messo, al fine di imparare i primi rudimenti di vita lavorativa. Quelle cose che non si imparano a scuola, bla, bla, bla. Era costui un anziano alpino, che era tornato dalla Russia a piedi, lasciandovi per la strada mezza gamba (mai avrei pensato che vent'anni dopo avrei preso la stessa direzione, un po' più comodamente, lasciandoci anche un pezzettino di cuore) a cui l'età e la durezza della vita avevano conferito la saggezza del Lao. Non parlava molto e cercò con affetto e con l'esempio di insegnarmi le sottigliezze dell'ambiente in cui ero precipitato. Il Tao era profondamente radicato in lui, anche se coscientemente non lo sapeva. La prima lezione che mi impartì, fu sul fatto che fosse meglio utilizzare le mezze maniche (si usavano veramente!) per evitare che la carta carbone sporcasse la giacca (obbligatoria). Non gli diedi retta e subito lordai di blu una bellissima giacca nickerboker che la mia mamma mi aveva preparato orgogliosamente per il primo giorno di lavoro. Non disse nulla, ma mi guardò da sopra gli occhiali, come solo i grandi maestri taoisti sanno fare, senza dire -Glielo avevo detto - (ci si dava scrupolosamente del lei) ma con quel mezzo sorriso, proprio di chi è illuminato dalla serenità del saggio. Così quando, dopo pochi giorni, mi vide un po' frastornato dalla massa delle grane che ogni mattina ci si trovava sulle scrivanie, il Ragioniere mi diede la prima grande lezione filosofica. Mi spiegò che il metodo più efficace, consiste nell'esaminare al più presto e con cura, tutti i problemi a vol d'uccello. La maggior parte sono dei non problemi e si risolvono con facilità e lo si deve fare immediatamente. Rimangono poi un certo numero di grane, che sebbene ci si sforzi di pensare ad una soluzione, rimangono refrattarie ad ogni trattamento. Si raccolgano dunque queste rogne in una cartellina denominata " Da definire" e la si riponga sotto il mucchio di documenti. (Allora si usava la carta, ma adesso il discorso vale allo stesso modo per il PC, documenti e cartelle da rinominare!). Dopo una settimana la si riprenda, e si noterà che molti di quei problemi irresolubili si sono risolti da soli. Si ripongano le rimanenti nella stessa cartella per riprenderla in mano la settimana dopo, proseguendo così ad infinitum. Cosa c'è di più Tao di questo modus non agendi! La signora Iris, l'anziana (così mi pareva allora) segretaria, che faceva da chioccia ai neoassunti, non era affatto d'accordo, ma non c'era nessuno meno taoista di lei. Purtroppo, non sono mai riuscito a mantenere questo tipo di approccio, essendo stato sempre troppo "occidentale" e quando se andò, il Ragioniere, mantenne verso di me il sorriso della consapevolezza. Oggi che infuria il problema dei problemi, che il mondo è percorso da brividi di paura, che ogni giorno si titola con nuove e sempre peggiori notizie, che ogni grande resposabile del mondo fa partire una nuova ricetta per risolvere la crisi economica e chi non ha il potere di farlo, suggerisce la sua, frustrato ed impotente, mi chiedo se la soluzione delle cartelline potrebbe essere praticata. Come suggerisce anche Ceronetti, nella sua follia di pessimista storico, potrebbe il Wu Wei (il non agire del Taotismo) avere un effetto risolutivo o anche soltanto positivo se portato a sistema di gioverno? E' una sfida cerebrale, ma una cosa è certa, sicuramente sarebbe più efficace che agire in modo sbagliato, dannoso, con conseguenze magari ancora peggiori e imprevedibili. Si potrebbe tentare una via di mezzo, dichiarare di fare un sacco di cose e azioni per convincere della propria efficienza l'opinione pubblica votante, aumentando il consenso, utile comunque a dare fiducia, e contemporaneamente nei fatti utilizzare il Wu Wei in attesa che passi la nottata. Ma non è che abbiamo un governo Tao?