Ricorderete che avevamo lasciato i nostri amici della carovana dei Polo quasi un mese fa, alle prese col deserto del Gobi. Ma pian piano la meta del loro viaggio si avvicina e, traversata la Mongolia interna e superata la grande muraglia che Marco non cita mai, tanto da far venire ai suoi moderni detrattori il dubbio che ci sia davvero stato in Cina, eccoli arrivare alle porte di Cambaluc, la capitale dell'impero del Katai, la Pekino di oggi. Questa mancanza è invece assai logica in quanto la muraglia era stata costruita proprio a difesa dai Mongoli che invece, ormai da cento anni avevano conquistato l'impero e che quindi da essi era stata lasciata cadere in disuso, uno dei tanti "muri e castella" che erano sparsi nell'immenso territorio del più vasto impero che il mondo abbia mai conosciuto e che si estendeva dall'Ungheria fino all'Oceano Pacifico.
Vi lascio immaginare lo stupore che può aver colto il giovane Marco ormai ventenne alla vista di questa città, forse allora la più grande del mondo e delle sue tante meraviglie. Possiamo pensare che la corovana sostò a lungo nel quartiere dei mercanti, che occupava quella che oggi è la gigantesca piazza Tien An Men e le zone limitrofe, uno dei cuori commerciali pulsanti dell'odierna Pekino, per riprendere le forze e presentarsi al meglio quando il Gran Khan, signore di tutte le genti, avrebbe dato loro udienza. Ecco come ce lo descrive:
Cap. 81...Coblai Kane è di grande bellezza e di mezzana fatta. Egli è canuto di bella maniera e troppo bene tagliato di tutte le membre, ha lo suo viso bianco e vermiglio come rosa, gli occhi neri e lo naso bene fatto. Ae quattro femmine che tiene per mogli e ancora tiene molte amiche, che ogni anno sono scelte cento le più belle donzelle che vi sono e gli sono menate. Egli le fa giacere apresso lui per sapere se ell'àe buon fiato e s'ella è pulcella e ben sana. E quelle che sono buone son messe a servirlo in sei ogni tre die in camera e a letto per ciò che bisogna e così va tutto l'anno di sei in sei donzelle.
Certo questo aspetto ha colpito particolarmente il giovane Marco, che non manca di sottolineare tutti i vantaggi di questa situazione, ma ciò che lo ha sicuramente meravigliato più d'ogni cosa è l'ingresso a palazzo, quella Città Proibita i cui splendori superano ogni più sbrigliata immaginazione. Nelle sue parole rivedo me stesso, la prima volta che sotto l'occhio inquietante del gigantesco ritratto di Mao, ho superato il ponte di marmo, per varcare i grandi portoni rossi che aprono la strada agli immensi cortili e alla serie infinita dei palazzi e dei giardini. Anche se la Città Proibita di oggi, con la sua barocca architettura Chih, non è la stessa della dinastia mongola Yuan, possiamo immaginare che lo splendore, all'interno dello stesso perimetro non fosse molto diverso. Ma sentiamo proprio le sue parole che figuriamo pronunciate mentre attraversa gli androni immensi con gli occhi all'insù a meravigliarsi di tanta ricchezza e magnificenza.
Cap. 83Lo palagio è d'un muro quadro d'un miglio di lato e in ogni canto à quattro palagi e ancora tra questi altri quattro ripieni di tutto quanto abbisogna al Grande Kane. In questo muro a mezzodie à cinque porte e nel mezzo una grandissima che s'apre solo quando egli vi passa e a lato son due piccole onde entra tutta l'altra gente (è la stessa disposizione attuale). E dentro è un altro muro e atorno otto palagi come il primaio e in mezzo a questi è il palagio del Grande Kane ed è il maggiore che mai fu veduto. Le mura delle sale son tutte coperte d'oro e d'ariento e scolpite istorie di cavalieri, di donne e di altre belle cose. La sala è sì lunga che bene vi mangia 6000 persone e fuori è vermiglia, verde e di tutti altri colori e così bene inverniciato che luce come cristallo. Aè begli prati e albori e bestie e verso maestro uno lago ov'à molte generazioni di pesci. E verso tramontana àe fatto fare uno monte alto cento passi, pieno d'albori che non perdono le foglie ma sempre sono verdi e se vi à uno bello albore, egli lo fa pigliare con molta terra e con tutte le barbe, lo fa portare a' leofanti e fallo piantare in quello monte dove non ha cosa se non verde. E sul colmo àe uno palagio tutto verde che a guardarlo è una grande meraviglia, donde avere quella bella vista per lo grande Signore a suo conforto e sollazzo.
Ora vi posso assicurare che con questa descrizione, potreste visitare la Città proibita di oggi ritrovando le puntuali descrizioni su cui Marco si dilunga ulteriormente, percorrerne i saloni, i giardini nascosti, il sentiero lungo il lago e salire sul monte, che oggi è detto la Collina del carbone, per godere della vista completa del palazzo dall'alto. Anche io stavo lì, seduto nel portico del palazzo a miurare con lo sguardo la fuga dei cortili, mentre un ragazzino si stupiva del mio naso lungo e rideva indicandomi al padre. Come si sarà sentito Marco anche lui straniero e diverso, con quel nuovo mondo davanti, da esplorare e da conquistare? Il mercante però è uomo pratico, così forse, dopo aver assorbito la stessa bellezza e la stessa grandiosità, anche voi, come lui e come me, 700 anni dopo, penserete a scendere, passo passo per andare a ristorarvi nel quartiere dei mercanti con una bella anatra laccata alla pechinese. Marco invece era invitato al banchetto del Gran Khan, ma di questo parleremo la prossima volta.
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