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mercoledì 6 gennaio 2010

Xiào.


Accidenti, qui è tutto un pianto greco, dovunque mi giro sento solo gente che si lamenta. Per carità, comodo dire così, se ti gira quanto meno normale, però ho la sensazione che un certo ottimismo, per lo meno come atteggiamento di base, migliori la qualità della vita. Anzi pare che ridere per qualche minuto al giorno abbia un riflesso significativamente positivo sulla salute. Sarà; ad esempio i cinesi, tanto per dirne una, ci hanno sempre creduto. Colgo un suggerimento di Ferox che mi segnala un carattere molto interessante e che calza a pennello con quanto detto. Prendiamo dunque l’ideogramma Xiao che significa proprio “ridere”. E’ diviso in due parti come molti altri. La parte inferiore è decisamente ideogrammatica, rappresenta un uomo che china la testa nell’atto di ridere, sempre molto controllato, mi raccomando, non sta bene il lasciarsi andare ad atteggiamenti scomposti, che deformano i tratti del viso in modo volgare, direbbe il vecchio abate assassino del Nome della Rosa. Niente esagerazione, ma equilibrio, compostezza, armonia. Quindi chiariamo subito che ridere per i cinesi non significa sghignazzare, ma appena di più che sorridere. Un filino, quanto basta per capire la differenza, per dimostrare che chi lo fa si diverte per sé stesso, non solo per mettere a suo agio chi sta con lui. E volendo sottolineare proprio questa levità, questa compostezza, ecco che arriva, mirabile, il tocco di genio, la parte superiore del carattere, che è anche la chiave di ricerca del carattere stesso. Presa da sola è Zhu, il prezioso, delicato, flessibile bambù, sempre presente, col suo verde pallido ad ornare ogni giardino che si rispetti, che si piega alla forza bruta, ma resiste incrollabile, non si lascia strappare, spezzare; più tu eserciti la forza, più lui ti vince, ti taglia le dita. Così deve essere la risata, come il fruscio della canne tenere di un ciuffo di bambù, deve accarezzare con un suono allegro l’ambiente, deve rendere ancora più bello il volto di una donna, più simpatico quello di un uomo. Saper ridere in Cina è fondamentale, per una trattativa commerciale, per intrattenere i propri ospiti, per trattare con le persone. Mai mostrarsi irritato durante una relazione d’affari, mai perdere la pazienza, ma ridere e bere il thé. Bisognerà che scriva un trattatello per il mercante in Cina prima o poi. “Se non sai ridere, non aprire un negozio” recita il più classico dei proverbi cinesi e secondo me i cinesi, di motivi per ridere ne hanno parecchi, anche se tutto il resto del mondo li snobba come copiatori infaticabili e basta. Per gente che ha avuto genitori che andavano a strappare l’erba nei fossi per mettere qualcosa nella pancia, qualche passo l’hanno fatto e non li ha certo aiutati nessuno, casomai hanno cercato di buttarceli in quel fosso; tutto merito loro, del loro lavoro e della loro determinazione. Un senso di sacrificio, che magari da queste parti latita un po’. Si sghignazza di più, certo, ma mi sembra che si rida di meno.

2 commenti:

  1. Il controllo della risata esiste anche in Giappone, dove non ho mai visto nessuno ridere a bocca aperta e senza coprirsi con la mano... La tua spiegazione sul controllo e sul rispetto mi ha chiarito molte cose. Ma sai che trovo ciò che scrivi davvero sempre interessante?

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  2. ma, è tutto un po' frutto di osservazioni e pensate alla sera quando non ci si riesce ad addormentare, non è mica detto che si tratti sempre di cose giuste.

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