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martedì 12 ottobre 2010

Il milione 27: Uova e signorine.



Il giovane Marco si è ormai calato completamente nella realtà della grande capitale Cambaluc e per molti capitoli ce la descrive nei suoi angoli più segreti ed interessanti, un po' come facciamo noi, quando, al ritorno da un bel viaggio, raccontiamo agli amici, magari un po' annoiati, le cose che ci hanno colpito. Era forse allora la più grande città del mondo con quasi un milione di abitanti, cifre a cui gli europei non erano certo abituati e men che meno il nostro giovane mercante dopo avere vagato per anni lungo le polverose piste dei deserti asiatici. Quindi ecco che passa subito ad un argomento che doveva essere un po' il metro di giudizio per valutare questo immenso aggregato urbano. La città era divisa per zone; oltre a quellla che gravitava attorno al palazzo reale, c'era l'area dei mercati, immensa e la città dei mercanti dove si radunavano le genti che arrivavano dai quattro angoli dell'impero, con i loro bisogni da soddisfare. Il tutto circondato da borghi dove si situavano i diversi servizi e coloro che vi provvedevano. E veniamo dunque a uno di questi, che evidentemente lui riteneva piuttosto importante.

Cap. 94
...e dentro la città non osa istare niuna mala femina che fa male di suo corpo per danari, ma stanno tutte negli borghi. E sì vi dico che femmine che fallano per danari ve n'à ben 20.000 e tutte vi abbisognano per la grande abbondanza di mercatanti e forestieri che vi capitano tutto die. Adunque potete vedere se in Cambaluc à grande abbondanza di genti, da chè male femine v'à cotante com'io v'ò contato.


Evidentemente questo particolare mestiere forniva un benefit, per così dire, piuttosto richiesto, da questa massa di uomini soli in giro per il mondo a far denari ed il giro delle escort veniva considerato come una imprescindibile necessità. Pensate un po' che mondo c'era a quei tempi. Nella Cina postmaoista il discorso della prostituzione si è piuttosto sfumato. Ufficialmente non c'erano, ma si sa che la realtà è sempre diversa da come viene dipinta, quindi di tanto in tanto, probabilmente quando era necessario mostrare rigore, ne acchiappavano qualcuna e veniva mandata in un Lao Gai di rieducazione a coltivare la terra. I cinesi ufficialmente sono molto prude, quindi di queste cose non si parla, ma già una decina di anni fa, quando bazzicavo i grandi alberghi di Canton, di tanto in tanto venivo avvicinato da esili signorine che, senza l'aggressività che si riscontrava negli Inturist russi, la prendeva alla larga, lanciando occhiate languide con la testa leggermente reclinata da un lato.

Credo che gli interessati abbiano sempre trovato con una certa facilità il materiale che cercavano. Oggi mi dicono che la globalizzazione stia uniformando anche questo settore commerciale che non ha mai conosciuto crisi. Figuriamoci in quella che si avvia a diventare la più grande economia mondiale. Lasciamo quindi i nostri mercanti sparpagliati nella miriadi di locande e nei ristorantini della città del commercio a chiacchierare con sottili allusioni, mangiucchiando qualche stuzzichino in attesa di andare a cena, magari con una tazziona di Mao Tai caldo e un piattino di uova dei cent'anni, ben disposte a fettine sottili, con l'albume diventato di un trasparente traslucido dal colore ambrato, col tuorlo rassodato quasi nero, dal sapore intrigante e misterioso. In realtà bastano sei mesi a farle, mi pare, dopo averle conservate con cura sotto uno strato di calce. Per saperne di più date un'occhiata da Acquaviva qui. Ma questo è un altro argomento e ne parleremo un altra volta.

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