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mercoledì 25 febbraio 2009

Ascoltando la cetra

Ho un grande rammarico, quello di non saper suonare nessuno strumento. Invidio molto chi lo sa fare, specialmente se è bravo. Deve essere una straodinaria soddisfazione produrre o meglio riprodurre una melodia seguendo canoni precisi, sentieri già percorsi da molti, eppure sempre nuovi e diversi. Qualcuno assimila i suoni ai colori ed ecco da una tavolozza infinita colare infinite sfumature che si dispongono in ordinato disordine nell'ambiente. Amo tutta la musica, vicina o lontana, nel tempo e nei luoghi e nelle culture. Forse il pianoforte sarebbe stato troppo paludato (e poi è complicato portarselo dietro per suonare qualcosa quando ti viene voglia), ma il violino, così acuto e preciso, dirompente nella sua voglia di perfezione o l'oboe, tranquillo e nobile come un dignitoso aristocratico di campagna. Meglio di tutti il violoncello, uno strumento perfetto, di sonorità talmente piena e completa, da soddisfare il piacere dell'ascolto e della produzione del suono stesso anche senza nessun altro compagno. Ma mi sarei accontentato anche della chitarra, che pure ho tentato di strimpellare in gioventù, pochi accordi per accompagnare le canzonette atte a sensibilizzare la sensibilità femminile. E' tra tutti lo strumento femmina per eccellenza, tanto rotonda può essere la sua sonorità, a tratti lanquida, a volte stridula, sensuale al punto giusto quando vuole esserlo e alla pari scostante e nervosa se pizzicata con sgarbo. Con che dolcezza il suo arpeggio veste di trine delicate una melodia suadente o il mi basso, che colora il sottofondo con dolcezza materna, per scatenare poi la furia delle corde alte toccate contemporaneamente, fino ai suoni metallici e scostanti del plettro che insiste parossisticamente sul cantìno. Peccato che non abbia trovato il tempo di studiare musica, mi sarebbe stata gradita compagna spesso. Perchè tanto ti può dare l'esecuzione musicale; ti soddisfa se lo fai per te stesso, un piacere solitario che ha pochi uguali e ti può curare, aiutare nei momenti di difficoltà, far gioire anche della solitudine o aiutarti a stemperare le difficoltà, calmare l'eccitazione e le paure, preparare la mente alla soluzione degli altri problemi. Ancora di più se lo fai per gli altri, dai piacere a te stesso e a chi ti ascolta, che si lega a te in una unione mentale di comune sentire, di soddisfazione dei sensi. Forse per questo, in oriente le donne che si occupavano del benessere degli uomini, dovevano essere capaci musiciste, dalle gheishe giapponesi, alle concubine cinesi o nel sudest asiatico, una delle capacità richieste era proprio avere grande pratica ed abilità con la mandola o la cetra o il p'i p'a, il liuto cinese. Una donna che non conoscesse la musica aveva poche possibilità di interessare il signore.Ecco dunque per sottolineare questo concetto, una bella lirica di Li Tuan, vissuto in epoca Tang, che caratterizza i suoi versi con piacevoli ed insolite osservazioni.

Ascoltando la cetra

Vibra la cetra dorata sul suo saldo supporto,
per il tocco della bella, dalle dita di giada.
Poichè brama attenzioni dal suo giovin signore,
si concede, ogni tanto, di sbagliare un accordo.

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