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giovedì 25 novembre 2010

Il Milione 31: Tre fagiani per un soldo.


La Cina, lasciati i picchi innevati delle montagne più alte del mondo ed i deserti sconfinati dell'Asia centrale, diventa una immensa pianura solcata da grandi fiumi. Impetuosi e soggetti a piene devastanti, sono però la fonte di vita di questa terra che percorrono, irrorandola di linfa vitale, base di tutta l'agricoltura e di tutti i commerci. Fino a pochi decenni fa erano assieme, barriere invalicabili e confini netti ma, allo stesso tempo vie d'acqua insostituibili. Il Fiume Giallo divideva da millenni il Catai dal regno di Mangi a sud. Quando arrivi davanti a queste masse d'acqua, quando ne scorgi a mala pena la opposta riva lontana, rimani attonito per la dimensione, per l'impossibilità di passare dall'altra parte ancor prima che il flusso incessante si spezzi negli innumerevoli e popolatissimi bracci di delta sterminati. Anche i piccoli fiumi vicino a Pechino paiono enormi. Ma vediamo come li descrive Marco Polo, quando comincia a muoversi per la Cina come osservatore imperiale nel suo primo viaggio di ispezione.
Cap. 104
E il Grande Kane mandò per ambasciadore Messer Marco per quattro mesi verso Ponente. Quando l'uomo si parte da Cambaluc, di lì a dieci miglia si truova un fiume che va infino al mare Ozeano e quinci passa molti mercatanti. E su questo fiume àe uno molto bello ponte fatto di pietre che al mondo non à uno così fatto, lungo bene 300 passi che vi puote andare dieci cavalieri al lato; e è tutto di marmore e dal capo del ponte àe una colonna di marmore con uno leone e di sopra un altro, molto belli e molto ben fatti e dall'una colonna all'altra è chiuso di tavole di marmore perciò che nessuno possa cadere in acqua, sicch'è la più bella cosa da vedere del mondo.
Forse è questo il ponte descritto da Marco e quando rimanevo a contemplarlo seduto in uno dei ristorantini poco lontano mangiando trote al vapore, il tempo era immobile, mentre lo zefiro scendeva leggero dalle Colline Profumate a riscaldare l'aria della primavera ancor fresca. La cottura a vapore è uno dei grandi settori della cucina cinese, che si serve dei caratteristici cestelli di bambù, da impilare uno sull'altro, ormai ben conosciuti anche da noi, colmi di ravioli, pesci, verdure ed ogni altro ben di Dio, che ordini indicandoli al carrettino di passaggio e ti mangi tranquillo, come le polpettine di carpa insaporite dallo zenzero e dalle salsine di soia o all'ostrica cinese (assolutamente deliziosa, vedere la ricetta di Acquaviva). I grandi leoni di marmo restano a guardia del ponte, severi e attenti, insensibili al passare dei secoli. Ma la strada corre ancora verso sud-ovest.
Cap. 109
E quando l'uomo va verso ponente dal castello di Caitui (Chiang Zhou) per 20 miglia, truova un fiume chiamato Carameran (il fiume Giallo, lo Huang Ho), ch'è si grande che non si può passare per ponte e va infino al mare Ozeano. Quivi son molti mercatanti ed artefici. Nella contrada nasce molto zinzibero e àcci tanti uccelli ch'è una maraviglia, che per uno viniziano danno tre fagiani.

La meraviglia per questo immenso fiume dalle acque limacciose che porta con se tutto il fango strappato dai loss di argilla gialla, sarà ben stata grande, ma un occhio agli affari va sempre dato, soprattutto se di fagiani, cibo pregiato, ve ne danno tre per un soldo. Era giovane il buon Marco, ma mica scemo.

martedì 23 novembre 2010

Gān bēi.


Oggi post di utilità (non sono richiesti ringraziamenti particolari). Dunque nel caso siate invitati in occasioni conviviali da amici cinesi, certamente sarete coinvolti in grandi brindisi con uso abbondante della tipologia di alcool presente sulla tavola, ma di certo verrete invitati a bere tutto d'un fiato con l'accompagnamento stentoreo della parola "gān bēi". Questa frase che sta per il nostro "alla salute" è in realtà l'invito di "asciugare la coppa", discutibile abitudine, forse mediata dai russi, di svuotare sempre il bicchiere, pena la scortesia. Questo uso popolaresco è in realtà in contrasto con l'antico galateo cinese che invitava l'ospite a degustare cibi e vino con lentezza taoista. Ma i tempi cambiano per tutti. Dunque esaminiamo i due interessanti caratteri.


Il secondo, bēi -Coppa, è formato da due segni più semplici, legno +non, come dire (ma è una mia interpretazione) che una coppa degna di questo nome non può essere di legno ma di nobile porcellana, mentre il primo, il verbo gān (asciugare, finire) aveva il significato originale molto più duro di colpire, percuotere, offendere, in quanto il segno stesso potrebbe avere due differenti origini. Infatti se questo è la stilizzazione di uno scudo ne deriva il senso di proteggere, seccare (nel senso del cibo per la conservazione), difendere. A esempio ci sono chiari composti come Hàn - 旱, dove il segno è posto sotto il sole a significare "siccità" (il sole che secca).


Se invece, come è più probabile, deriva dalla forma di un pestello da mortaio, ecco che arriviamo all'azione fisica della percussione ripetuta all'infinito e quindi il traslato morale di offendere, ingiuriare, fare del male. E' di certo il modo più terribile per fare de male ad una persona, non il colpo deciso, violento, inferto magari in un momento di stizza, di cui ci si pente subito dopo, ma quello lento e ripetuto, meditato, che con malignità percuote come un pestello, all'infinito, la persona da distruggere, calunniandolo, colpendolo nei suoi affetti e nella sua persona ogni giorno, tutti i giorni come una goccia che a poco a poco crea nella pietra una fessura insanabile. Lasciate fare ai cinesi che la sanno lunga e limitatevi a vuotare il bicchiere.

giovedì 18 novembre 2010

Il Milione 30: Vino di riso.


La parte centrale di Pechino, ripete dopo secoli lo schema ordinato, si potrebbe dire da accampamento romano, che ha mantenuto nel tempo, lo stessa che ha visto Marco Polo, che forse anche oggi riconoscerebbe i grandi viali diritti e larghi, in un certo senso sorprendenti per una città il cui progetto urbano risale a quasi mille anni fa.

Cap. 99

...or sappiate per vero che 'l grande Sire à ordinato per tutte le mastre vie, che vi siano piantati gli albori lungi l'uno dall'altro, su per la ripa della via, due passi. E questo acciò che li mercatanti o altra gente no possa fallare la via, quando vanno per cammino e questi albori sono tamanti che bene si possono vedere da la lunga.


Era davvero un piacere, quando ero laggiù, passeggiare per questi ampi viali, dai marciapiedi larghi che alternavano i parchi agli isolati di Hu Tong, le tradizionali case cortile che la rivoluzione non era riuscita a distruggere completamente. Quando già la primavera ed un pallido sole cominciavano a riscaldare l'aria, camminavi più lentamente osservando un mondo in grande fermento intorno a te. me lo sono sempre sentito vicino, il nostro Veneziano, mercante come me, ma osservatore curioso di quel mondo così nuovo e diverso, attento a spiarne differenze e punti in comune, cose positive e difetti. Di certo è la caratteristica mercantile quella che attira di più l'occhio. E' tutto un susseguirsi di negozi, bancarelle, attività commerciali e artigianali, mercati e luoghi di ristoro per soddisfare una folla in ricambio continuo con le sue continue necessità. Le bancarelle dello street food, poi sono dappertutto e sempre affollate di gente che mangia e beve a tutte le ore del giorno e della notte, come è tipico delle città vive. E' tutto uno sfavillar di fuochi sotto i wok anneriti dall'uso e pieni di olio sfrigolante dove saltano pastelle, spaghetti, tocchetti di carne di ogni tipo, fumi e vapori di cotture lente e profumate, odori di spezia, che tanto interessavano a Marco, e fiumi di bevande, bottiglie di liquori tradizionali (magari, per deformazione professionale, io andavo controllando il tappo delle bottiglie più moderne, dei quali avevamo fatto una grande fornitura all'azienda più importante) e piccoli contenitori di terracotta di vino di riso da bere riscaldato o da usare nei tanti piatti proposti, dal pollo dei tre bicchieri ai teneri e profumati bocconcini di manzo con le cipolle, che ci racconta qui la nostra vivandiera Acquaviva, sapientemente aromatizzati da questo alcool morbido e vellutato e da gustare nelle piccole ciotole da tenere in mano, mentre le bacchette pescano nel cibo fumante tentando di afferrarli.

Cap. 100

Ancora sappiate che la magiore parte del Catai bevono un cotale vino com'io vi conterò. Egli fanno una pogione di riso e co molte altre buone spezie e concialla in tale maniera che egli è meglio da bere che nullo altro vino. Egli è chiaro e bello e inebria più tosto che altro vino, perciò ch'è molto caldo.


Piace ai cinesi bere in compagnia, le liriche Tang, da Li Po a tutti gli altri poeti successivi, fanno di questo vino la base della convivialità e dell'amicizia. Quando il mio amico Ping mi portò a casa dei suoi suoceri, parlammo di tante cose, compreso il calcio, argomento in cui noi italiani siamo ritenuti intenditori. Proprio il suocero era appassionato di questo sport e ammirava il nostro paese anche per questo (tutto serve nelle relazioni internazionali, meditate). Bevemmo assieme e quando me ne andai volle regalarmi due contenitori di quell'alcool, non solo bevanda ma spesso, anche simbolo di amicizia. Li ho ancora qui, non ho potuto togliere la ceralacca che li sigillano; mi piacerebbe farlo assieme ancora una volta, perchè questo è il loro senso.




mercoledì 17 novembre 2010

Tramonto.


Mi sento proprio pigro e svuotato, per fortuna è uscito un po' di sole.

Allora oggi per voi solo una lirica di Li Shang Yin, un poeta triste e malinconico del tardo periodo Tang.


Vagando nella pianura.

E' sera: tra pensieri inadeguati
guido il carro verso l'antica piana.
Il sole al tramonto è straordinario,
però si avvicina l'imbrunire.

sabato 13 novembre 2010

Bǐ, běi .




Come certamente sapete, in Cina non si usano le posate a cui noi siamo abituati. Niente coltello (dao) volgare ed aggressivo, relegato nei meandri delle cucine fumose, inutile in tavola a cui arrivano soltanto cibi in minuscoli pezzettini. Niente forchette sostituite dalle bacchette ( kuài zǐ- 筷子). Ma al fianco del minuscolo piattino su cui si depongono i cibi prelevati dai piatti comuni al centro, ecco apparire un delicato e particolare cucchiaio di porcellana, in tono con i piatti, usato per sorbire con rumorosi risucchi il brodo o le zuppe che di solito chiudono il pasto.

Durante le mie permanenze laggiù ne compravo sempre qualcuno, affascinato dalla loro forma elegante. Il carattere che lo rappresenta ( Bǐ ) si riferisce ad un antico utensile da cucina, una sorta di mestolo che rimaneva appoggiato al tavolo la cui grafia è derivata da quella di Uomo scritta a rovescio. Viene usato in molti composti, ad esempio nel comune e usatissimo ideogramma cardinale Nord (běi ), dove lo stesso radicale viene rovesciato. Due uomini che si voltano le spalle. Perché il nord è il simbolo del freddo, del gelo, dell'incomprensione ottusa, del rifiuto dell'altro che è sempre il nemico, il barbaro. Non a caso i barbari contro cui si devono costruire le più inutili muraglie, arrivano da nord.

Il contrapposto Sud è invece il simbolo del caldo, della solarità, della gioia, della comprensione reciproca. Al caldo il cervello lavora meglio e la cupa oppressione mentale non ottunde il pensiero con l'odio e l'intolleranza. Secondo i principi del fang shue le porte si devono aprire verso sud, così come a sud devono essere rivolti il trono del re e le poltrone dei teatri, perché la mente sia più aperta a comprendere, a capire, a interpretare. Se giriamo l'omino, ripetendo due volte il radicale otteniamo Bǐ - 比, in cui i due cucchiaini posti l'uno accanto all'altro significano "confrontare". Solo se due uomini si guardano e si confrontano possono valutare le differenze ed apprezzarle. Solo da un confronto sereno e sincero può nascere l'apprezzamento reciproco e la tolleranza per i reciproci difetti.

martedì 9 novembre 2010

Il Milione 29: Ecologia in Cina.



Un elemento di discussione e di forte critica verso la Cina di oggi, quando se ne parla con gli amici, è sempre quello che appare come uno dei punti critici dello sviluppo tumultuoso di questo paese e cioè lo scarso rispetto verso le problematiche ecologiche. L'accusa più frequente di chi, a mio parere, conosce poco questo mondo, è che, per non rallentare la crescità, si scelga artatamente, quasi con bieca malizia orientale, una via completamente disinteressata degli aspetti ambientali.


Intanto ha veramente poco senso che questa critica provenga proprio da chi ha inquinato a man bassa i propri paesi e il mondo intero senza curarsi di nulla, cementificando inoltre tutto il possibile. Come si può pensare che i cinesi accettino lezioni da costoro, che dopo aver compiuto ogni malefatta possibile in questo settore per garantirsi consumi esagerati, impongano una morale a chi esce dalla fame e dalla miseria, dicendogli: - Sei un infame se non capisci che devi rinunciare anche ad avere un frigorifero, perché se no mi inquini il mio pianeta.-


Questa sorta di giustificazione dell' Inferior stabat agnus, viene subito mal digerita psicologicamente da un popolo, per altro assolutamente pragmatico, che nella realtà, sta diventando invece assai sensibile a queste problematiche, che cerca di affrontare in modo sostenibile con un disegno tutto sommato di successo, che vuole condurre un quarto della popolazione mondiale ad uno stile di vita simile a quello giudicato oggi, come il migliore per il benessere della gente. Il fatto di essere un sistema totalitario poi, aiuta parecchio in questa direzione, infatti certe decisioni vengono prese con estrema rapidità e dimostrano efficacia immediata. Per esempio si stanno piantando con successo miliardi di alberi in tutta la fascia predesertica del nord. Una decina di anni fa si rilevò come grave, il problema della cosiddetta white pollution, l'enorme quantità di vaschette di polistirolo in cui veniva fornito lo street food per il pranzo di centinaia di milioni di persone, poi regolarmente abbandonate in strada. Bene queste vaschette furono abolite con un mese di tempo per esaurire le scorte e dopo 30 giorni, sono scomparse completamente, con approvazione del sentire comune.


Da noi il problema dei sacchetti di polietilene si va discutendo da quasi un decennio senza soluzione. In un mese, sempre per decreto, sono scomparse certe camionette-taxi che ammorbavano Pechino con i loro pestilenziali scappamenti e così via con molti esempi che danno un'immagine che raffigura un paese meno insensibile a questi problemi di quanto sembri. Naturalmente il punto chiave è che lo sviluppo così dirompente del paese ha bisogno di una quantità fortemente crescente di energia. In questo i Cinesi lavorano in tutte le direzioni, che naturalmente sono tutte criticabili, dall'idroelettrica alle altre rinnovabili, all'accaparramento di gas e idrocarburi in tutto il mondo, al nucleare, tenuto per ultimo, perché i cinesi saranno inquinatori ma non scemi e hanno individuato questo sistema come il più caro e contemporaneamente il meno gestibile, per un paese privo di uranio. E' quindi logico che però, per il momento non riescano a rinunciare al combustibile di cui sono più ricchi e che per la prima volta viene descritto da Marco Polo.


Cap. 101


Egli è vero che per tutta la provincia del Catai àe una maniera di pietre nere, che si cavano de le montagne come vena, che ardono come bucce e tengono più lo foco che no fanno le legna. E mettendole la sera nel fuoco, se elle s'aprendono bene, tutta la notte lo mantengono. E per tutta la contrada del Catai no ardono altro, bene ànno legne, ma queste pietre costan meno e sono di grande risparmio.


Come si vede, niente di nuovo. Certo immaginatevi le risate che si facevano i rubizzi Veneziani ad ascoltare queste supposte fantasie di un Marco che raccontava di braceri pieni di queste pietre nere che, nei mercati, bruciavano sotto le grandi pentole piene di gamberi di fiume, chiaro sintomo di buona qualità dell'ambiente. Li trovi ancora oggi questi you bao xia sempre ottimi (soprattutto se cucinati alla maniera di Acquaviva), nonostante tutto e malgrado l'ansia di benessere di questo quinto dell'umanità.