

Un confronto di idee tra chi crede di conoscere e chi vuole conoscere.



comprende la Cina a sud del fiume Giallo. Qui Marco Polo si ferma per almeno tre anni come plenipotenziaro dell'imperatore e rimane conquistato da questa terra, dalle sue ricchezze e dalla mentalità dei suoi abitanti, per nulla dediti alla guerra e, come lui li definisce, i fatti d'oste, ma piuttosto ai commerci ed alla cultura. Ed è la bellezza di queste città che lo affascinano, unita al movimento vorticoso degli affari e delle opportunità che si presentano. Come non ravvisare le stesse sensazione di chi oggi percorre la Cina, avvertendo questa febbre di crescita, questa volontà decisa di migliorarsi, certo disordinatamente e magari compiendo errori ed ingenuità, ma il tutto spinto da una energia vitale senza fine, un chi che percorre il paese come la forza interiore che percorre i meridiani di un corpo vigoroso. Una delle città che più colpisce Marco è proprio Su Zhou, non lontana da Shang Hai, con i suoi ponti di pietra che gli ricordano la lontana Venezia.Cap. 147
Suigni è una molto nobile città. Elli ànno molta seta e vivono di mercatantia e di arti; molti drappifanno e sono ricchi mercanti. La città gira 60 miglia e v'à tanta gente che neuno potrebbe sapere lo novero, che potrebbero conquistare lo mondo; ma elli non son uomini d'arme, ma savi mercatanti d'ogne cosa e sì ànno boni medici naturali e savi fisolafi. E sappiate che in questa città à bene 6000 ponti di pietre, che vi passarebbe sotto una galea. E ancor vi dico che nelle montagne nasce lo rabarbaro e lo zezebe (zenzero) in grande abbondanza e molto buono che per uno viniziano se n'avrebbe ben 40 libbre.
delle spezie, questo oro del sud, che permea l'aria e cibi di questo paese, può farti innamorare. Nei piccoli ristoranti, dai banchi di strada, dove i grandi wok neri sfrigolano, sui tavoli traballanti dove arrivano le scodelle e i piatti colmi della ricchezza dei cibi, forti e profumati del sud, ti siedi, dopo aver attraversato i giardini ricchi di verde e di fiori, ad ascoltare il fluire pulsante della vita, a guardare i colori delle verdure e dei frutti, ad annusare il pungente sentore della spezia. Io ero lì nel periodo della zucca gialla, che si chiama appunto Nan Gua (la cucurbita del sud) e te la trovavi nel piatto facilmente, mescolata alle altre verdure con la sua dolcezza, magari negli involtini fritti con le consuete sottilissime sfogliatine di farina di riso, in cui la zucca mescola la sua dolcezza ad altre vedure come il porro e viene calibrata dalla tonalità delle cosiddette 5 spezie, un classico della cucina cinese che dovrebbe comprendere proprio i cinque sapori fondamentali (dolce, amaro, acido, salato e piccante). Le spezie poi in realtà sono sei o sette e comprendono il pepe del Si Chuan, lo zenzero, la cannella, il garofano, l'anice e il finocchio con molte varianti personalizzate. Così quando, calmato l'appetito vi incamminerete per i ponticelli, osservando il mondo esotico che vi circonda, potrete sentirvi davvero come Marco, appassionati di questa terra incredibile.

Cap. 134Quando l'uomo è ito per tre giornate a mezzodie truova città e castella e di capo giugne allo grande fiume Cameraman (Huang Ho , il fiume giallo) che vien de la terra del Preste Gianni (si riferisce ad una figura mitica dell'Asia centrale, a capo di un regno di cristiani Nestoriani) e ch'è largo un miglio e molto profondo, sì che bene puote andare grande nave. E in questo fiume à bene 15.000 navi del Grande Cane per portare sue cose. Quando l'uomo ha passato questo fiume, entra nel reame del Mangi e lo conquistò il Grande Cane.
Cap. 143
Quando si va per isciloc (oriente) per 15 miglia, si truova la città di Signi in sul maggiore fiume del mondo, ch'è chiamato Quian. Egli è largo fino a 10 miglia e lungo più di 100 giornate. E per le molte città che sono su per quel fiume va più mercatantia e più cara che per tutti i fiumi del mondo...che io vidi a questa città una volta 15.000 navi aportate.


E il Grande Kane mandò per ambasciadore Messer Marco per quattro mesi verso Ponente. Quando l'uomo si parte da Cambaluc, di lì a dieci miglia si truova un fiume che va infino al mare Ozeano e quinci passa molti mercatanti. E su questo fiume àe uno molto bello ponte fatto di pietre che al mondo non à uno così fatto, lungo bene 300 passi che vi puote andare dieci cavalieri al lato; e è tutto di marmore e dal capo del ponte àe una colonna di marmore con uno leone e di sopra un altro, molto belli e molto ben fatti e dall'una colonna all'altra è chiuso di tavole di marmore perciò che nessuno possa cadere in acqua, sicch'è la più bella cosa da vedere del mondo.
Cap. 109E quando l'uomo va verso ponente dal castello di Caitui (Chiang Zhou) per 20 miglia, truova un fiume chiamato Carameran (il fiume Giallo, lo Huang Ho), ch'è si grande che non si può passare per ponte e va infino al mare Ozeano. Quivi son molti mercatanti ed artefici. Nella contrada nasce molto zinzibero e àcci tanti uccelli ch'è una maraviglia, che per uno viniziano danno tre fagiani.



Cap. 99
...or sappiate per vero che 'l grande Sire à ordinato per tutte le mastre vie, che vi siano piantati gli albori lungi l'uno dall'altro, su per la ripa della via, due passi. E questo acciò che li mercatanti o altra gente no possa fallare la via, quando vanno per cammino e questi albori sono tamanti che bene si possono vedere da la lunga.
Cap. 100
Ancora sappiate che la magiore parte del Catai bevono un cotale vino com'io vi conterò. Egli fanno una pogione di riso e co molte altre buone spezie e concialla in tale maniera che egli è meglio da bere che nullo altro vino. Egli è chiaro e bello e inebria più tosto che altro vino, perciò ch'è molto caldo.




Egli è vero che per tutta la provincia del Catai àe una maniera di pietre nere, che si cavano de le montagne come vena, che ardono come bucce e tengono più lo foco che no fanno le legna. E mettendole la sera nel fuoco, se elle s'aprendono bene, tutta la notte lo mantengono. E per tutta la contrada del Catai no ardono altro, bene ànno legne, ma queste pietre costan meno e sono di grande risparmio.


Cap. 98
Sappiate che il Grande Sire manda messaggi per tutte le province per sapere s'egli hanno danno di loro biade o per difalta di tempo o di grilli o per altra pistilenza. E s'egli truova che alcuna sua gente abbia questo dannaggio, no gli fa torre alcun tributo, ma fagli donare di sua biada acciò ch'abbiano da seminare e mangiare. E questo è un grande fatto di un signore a farlo.
In pratica il classico sistema degli ammassi praticato dai Consorzi agrari per regolamentare le punte di prezzo, evitando così le speculazioni del mercato. Tutto controllato efficacemente da schiere di funzionari imperiali e di ministri efficientissimi, scelti attraverso i micidiali esami da Mandarino che si tenevano nella capitale una volta all'anno, con una selezione durissima che promuoveva alle più alte cariche della amministrazione dello stato solo le eccellenze e i più capaci, sia che fossero rampolli nobili o figli di contadini delle più lontane province, secondo la tradizione confuciana. E' incredibile, pensate che rozzo barbaro, decidere di scegliere come ministri solo i più meritevoli e capaci, solo chi dimostrasse di essere davvero il più bravo! Cose di altri tempi, per fortuna oggi le cose sono cambiate e il progresso ha indicato altri meriti. Il Gran Khan era soltanto un capo tribù mongolo che pretendeva di far funzionare il suo impero, convinto che questo aiutasse la gente a stare meglio, della corruzione, poi non si preoccupava troppo, tanto quando ne beccava uno che faceva la cresta sugli appalti pubblici, zac, c'era sempre il supplizio delle mille morti.Cap. 102
Quando è grande abbondanza di biade, il Sire ne fa fare molte canove d'ogni biade, come di grano, miglio, panico, orzo e riso e falle sì governare che non si guasteno, poscia quando è il grande caro, s'il fa tirar fuori. E tienlo talvolta 3 o 4 anni e fa 'l dare per lo terzo o per lo quarto di quello che si vende comunemente e in questa maniera non vi può essere grande caro.

Acquaviva, con le sue focaccine cinesi di cipollotti,
le famose cong you bing, mi ricorda che oggi è il 5° World Bread Day. Scommetto che non lo sapevate. Certo questo è un alimento comune nelle sue più diverse forme, in ogni parte del mondo, Focacce di tutti i tipi, piadine, pizze, chapatti, nan, pittah arabe e tutta la miriade di pani lievitati salati e dolci, come i candidi e deliziosi panini con una specie di purea dolce all'interno che trovi in tutti mercati di Pekino e che Ping mi guardava mangiare golosamente, ridendo, perché par che laggiù, li mangino solo i bambini. Che bellezza lo street food! Chissà se piacevano anche a Marco Polo, mentre si aggirava negli sterminati mercati della capitale, in cerca di buone occasioni e di affari. Non dimentichiamoci che lui era soprattutto un mercante e quindi la quantità, varietà e qualità delle merci che arrivavano da ogni parte dell'impero per fare ricca e incredibile quella città, lo attiravano come un' ape sui fiori, oltre che stupirlo in continuazione.Cap. 94
Esappiate per vero che in Cambalu viene le più care cose e di maggiore
valuta del mondo, e ciò sono tutte le cose che vegnon dall'India, come pietre preziose e perle, che son recate a questa villa e ancora che son recate dal Catai e da tutte altre province. E più mercatantie qui si vendono e qui si comprano; ché voglio che sappiate che ogni die vi viene in quella terra più di mille carrette caricate di seta, perché vi si lavora molti drappi e ad oro e a seta. E bene d'intorno a 200 miglie vegnono per comprare quello che bisogna, sicché non è maraviglia se tanta mercatantia vi viene.
Cap. 95
Or vidiviserò del fatto della seque (la zecca) e della moneta che si trova in questa città. Or sappiate ch'egli fa fare una cotal moneta dalla scorza di un albore cgelso e di quella buccia fa fare carta come di bambagia e sono tutte nere. Così egli ne fa di piccole che vagliono una medaglia di torneselli piccioli, l'altra un tornese, l'altra un grosso d'argento di Vinegia, l'altra un bisante d'oro e l'altra 2 e l'altra 5 e così fino a 10 bisanti. E tutte queste carte son suggellate dal grande sire e egli ne fa fare tutti li pagamenti in tutte le province e regni e nessuno osa rifiutare a pena della vita. E di questa moneta si paga ogni mercatantia e di perle, d'oro, ariento e di pietre preziose. E se a qualcuno si rompe o guastasi, il grande sire, incontamente gliene cambia, ma gliene lascia 3 per 100. E se qualcuno abbisogna di ariento e oro, va alla tavola e il grande Sire gliene da quanto vuole per queste carte.
un sistema rivoluzionario, con tanto di oro a garanzia nei depositi di stato e cambio con tassi di commissioni, moderarti tutto sommato. Che pacchia allora come ora, passare le giornate in questi mercati, osservando, valutando, contrattando. E che nostalgia, quel passeggiare tra le bancarelle sbocconcellando un panino dolce mentre il mio amico Ping se la ride sotto i baffi che non ha.
Cap. 94
...e dentro la città non osa istare niuna mala femina che fa male di suo corpo per danari, ma stanno tutte negli borghi. E sì vi dico che femmine che fallano per danari ve n'à ben 20.000 e tutte vi abbisognano per la grande abbondanza di mercatanti e forestieri che vi capitano tutto die. Adunque potete vedere se in Cambaluc à grande abbondanza di genti, da chè male femine v'à cotante com'io v'ò contato.
Oggi mi dicono che la globalizzazione stia uniformando anche questo settore commerciale che non ha mai conosciuto crisi. Figuriamoci in quella che si avvia a diventare la più grande economia mondiale. Lasciamo quindi i nostri mercanti sparpagliati nella miriadi di locande e nei ristorantini della città del commercio a chiacchierare con sottili allusioni, mangiucchiando qualche stuzzichino in attesa di andare a cena, magari con una tazziona di Mao Tai caldo e un piattino di uova dei cent'anni, ben disposte a fettine sottili, con l'albume diventato di un trasparente traslucido dal colore ambrato, col tuorlo rassodato quasi nero, dal sapore intrigante e misterioso. In realtà bastano sei mesi a farle, mi pare, dopo averle conservate con cura sotto uno strato di calce. Per saperne di più date un'occhiata da Acquaviva qui. Ma questo è un altro argomento e ne parleremo un altra volta.
palazzo (come vedete in questa miniatura medioevale che illustrava una delle prime edizioni del libro) e il buon Khan ha soprasseduto al fatto che non abbiano portato con loro i cento saggi cristiani, evidentemente giudicando che una religione che lo snobbava, avesse poca credibilità essa stessa. Stimandoli, ha assegnato loro incarichi importanti e il giovane Marco deve essere piaciuto subito. Ma padre e zio non hanno tempo da perdere e si buttano subito negli affari. Possiamo immaginare invece che Marco, colpito dalla ricchezza e dalla potenza del luogo, sia rimasto un poco in una fase di attonita meraviglia a considerare e ruminare il nuovo che lo circondava. Infatti per molti capitoli prosegue la descrizione della corte e della sua magnificenza, delle grandi feste e della sontuosità che le accompagnavano.Cap. 88/94E quandolo sire viene alla mastra città di Cambaluc, egli dimora nello palagio. Tiene grande corte e grandi tavole e grande festa e mena grande allegrezza con tutte sue femmine... E fanno loro festa a capo d'anno del mese di febbraio. Egli e sua gente si vestono di vestimenta bianche perché a loro prenda tutto l'anno bene e allegrezza. E la mattina di quella festa , prima che le tavole siano messe, tutti vengono a la sala dinanzi al grande Khane e quegli che qui non cappiono dimorano al di fuori dal palagio.
poi a far parte anche della nostra cucina e ormai diventati tipicamente italiani, come gli agnolotti, la pizza (che in cina era più un calzone, diremmo oggi) e appunto gli spaghetti. Chi ha visto un cuoco fare a mano gli spaghetti, non può che essere rimasto affascinato da questo spettacolo di destrezza di giocoleria più che di culinaria. E ritorno proprio ad un capodanno di qualche anno fa, dietro la Città Proibita, dove ordinati gli spaghetti, ci disponemmo a goderci il cuoco che, preparato un grumo di pasta, attraverso stiramenti successivi e duplicazioni susseguenti (ad ogni raddoppio, raddoppia anche il numero degli spaghetti; sei duplicazioni fanno quindi 64 spaghettoni che vengono buttati poi nell'acqua bollente) preparava in meno di un minuto una bella porzione. Non trovo per il momento il mio video ma solo la foto, quindi vi allego quello tratto da Youtube, che è sostanzialmente identico. In pratica l'apoteosi della pasta fresca e preparata al momento. Troverete interessanti riferimenti storici, nonché le ricetta dalla nostra vivandiera Acquaviva. E poi a pancia piena, via ad esplorare la città piena di genti mai viste, merci, colori, sensazioni ed esperienza. Cosa troverà Marco, finita la festa a palazzo, quando si butterà nella sterminata città dei mercanti? 
ventenne alla vista di questa città, forse allora la più grande del mondo e delle sue tante meraviglie. Possiamo pensare che la corovana sostò a lungo nel quartiere dei mercanti, che occupava quella che oggi è la gigantesca piazza Tien An Men e le zone limitrofe, uno dei cuori commerciali pulsanti dell'odierna Pekino, per riprendere le forze e presentarsi al meglio quando il Gran Khan, signore di tutte le genti, avrebbe dato loro udienza. Ecco come ce lo descrive:Cap. 81...Coblai Kane è di grande bellezza e di mezzana fatta. Egli è canuto di bella maniera e troppo bene tagliato di tutte le membre, ha lo suo viso bianco e vermiglio come rosa, gli occhi neri e lo naso bene fatto. Ae quattro femmine che tiene per mogli e ancora tiene molte amiche, che ogni anno sono scelte cento le più belle donzelle che vi sono e gli sono menate. Egli le fa giacere apresso lui per sapere se ell'àe buon fiato e s'ella è pulcella e ben sana. E quelle che sono buone son messe a servirlo in sei ogni tre die in camera e a letto per ciò che bisogna e così va tutto l'anno di sei in sei donzelle.
Nelle sue parole rivedo me stesso, la prima volta che sotto l'occhio inquietante del gigantesco ritratto di Mao, ho superato il ponte di marmo, per varcare i grandi portoni rossi che aprono la strada agli immensi cortili e alla serie infinita dei palazzi e dei giardini. Anche se la Città Proibita di oggi, con la sua barocca architettura Chih, non è la stessa della dinastia mongola Yuan, possiamo immaginare che lo splendore, all'interno dello stesso perimetro non fosse molto diverso. Ma sentiamo proprio le sue parole che figuriamo pronunciate mentre attraversa gli androni immensi con gli occhi all'insù a meravigliarsi di tanta ricchezza e magnificenza.Cap. 83Lo palagio è d'un muro quadro d'un miglio di latoe in ogni canto à quattro palagi e ancora tra questi altri quattro ripieni di tutto quanto abbisogna al Grande Kane. In questo muro a mezzodie à cinque porte e nel mezzo una grandissima che s'apre solo quando egli vi passa e a lato son due piccole onde entra tutta l'altra gente (è la stessa disposizione attuale). E dentro è un altro muro e atorno otto palagi come il primaio e in mezzo a questi è il palagio del Grande Kane ed è il maggiore che mai fu veduto. Le mura delle sale son tutte coperte d'oro e d'ariento e scolpite istorie di cavalieri, di donne e di altre belle cose. La sala è sì lunga che bene vi mangia 6000 persone e fuori è vermiglia, verde e di tutti altri colori e così bene inverniciato che luce come cristallo. Aè begli prati e albori e bestie e verso maestro uno lago ov'à molte generazioni di pesci. E verso tramontana àe fatto fare uno monte alto cento passi, pieno d'albori che non perdono le foglie ma sempre sono verdi e se vi à uno bello albore, egli lo fa pigliare con molta terra e con tutte le barbe, lo fa portare a' leofanti e fallo piantare in quello monte dove non ha cosa se non verde. E sul colmo àe uno palagio tutto verde che a guardarlo è una grande meraviglia, donde avere quella bella vista per lo grande Signore a suo conforto e sollazzo.
oibita di oggi ritrovando le puntuali descrizioni su cui Marco si dilunga ulteriormente, percorrerne i saloni, i giardini nascosti, il sentiero lungo il lago e salire sul monte, che oggi è detto la Collina del carbone, per godere della vista completa del palazzo dall'alto. Anche io stavo lì, seduto nel portico del palazzo a miurare con lo sguardo la fuga dei cortili, mentre un ragazzino si stupiva del mio naso lungo e rideva indicandomi al padre. Come si sarà sentito Marco anche lui straniero e diverso, con quel nuovo mondo davanti, da esplorare e da conquistare? Il mercante però è uomo pratico, così forse, dopo aver assorbito la stessa bellezza e la stessa grandiosità, anche voi, come lui e come me, 700 anni dopo, penserete a scendere, passo passo per andare a ristorarvi nel quartiere dei mercanti con una bella anatra laccata alla pechinese. Marco invece era invitato al banchetto del Gran Khan, ma di questo parleremo la prossima volta.

La carovana dei Polo è in marcia da quasi tre anni, anche se noi che la seguiamo a sprazzi, solo da qualche mese, ma l’ansia di arrivare alla metà, doveva essere grande nel giovane Marco, man mano che Cambaluc, l’odierna Pechino, si avvicinava. Ormai percorrevano le strade sicure del Catai, ben protette dagli uomini del Gran Khan e il nostro narratore comincia a raccontare abitudini e fatti riguardanti quello che sarà il suo protettore per i futuri due decenni.Cap. 68
…e dovete sapere che tutti li Grandi Kani sono sotterrati a una montagna grande e tutte le gente incontrate per quello viaggio dove si porta il morto, sono messi a le spade e uccisi. E dicongli:” Andate a servire lo vostro signore ne l’altro mondo”. E così uccidono gli cavagli, e pure li migliori, perché ne abbia ne l’altro mondo.
Questa supposta tradizione di seppellire uomini e animali oltre che arredi, per l’utilità del re nell’aldilà, comune a tante culture a partire dagli Egizi, potrebbe essere stata più teorica che effettiva e rimanda alle tombe degli imperatori che fin dal 200 A.C. avevano a corredo oltre che ricchissimi arredi, i famosi eserciti di terracotta. Di questo avrà di certo sentito parlare il nostro Marco, transitando dal terminale della via della seta, l’odierna Xi An, l’antica capitale dell’impero Tang, allora denominata Chang An.
Qui, da migliaia di anni si elevano i grandi tumuli che nascondono le tombe inviolate degli antichi imperatori e solo per caso è stata riportata alla luce quella che è una delle meraviglie arc
heologiche della Cina, il più grande esercito di statue a grandezza naturale (anzi un po’ di più) oggi conosciuto. Oltre diecimila pezzi diversi, allineati in file da quattro, in marcia verso l’eternità per accompagnare l’imperatore nell’ultima battaglia. Ricordo ancora la grande emozione che provai, osservando quella schiera silente, cavalli, soldati, ufficiali dagli occhi severi e determinati nel loro ultimo compito. Raffinata cultura di secoli, da cui i barbari mongoli invasori furono immediatamente affascinati e a loro volta conquistati, facendola poi propria e arricchendola con le loro tradizioni. Nell’arte, nella letteratura così come nella cucina. Parleremo un’altra volta degli splendidi banchetti di Kubilai Khan, ma di certo uno dei punti topici di questa, è rappresentata dai ravioli, che si dice proprio Marco abbia poi portato in Italia, di cui si trovano le prime tracce proprio alla fine del 1200.
Molti sono anche oggi i ristoranti in Cina che fanno di questo piatto (chao zi) il loro punto di forza, ma quello che provai io, proprio a Xi An, dopo aver percorso la sua straordinaria cinta di mura, che di certo impressionò la nostra carovana, fu di particolare interesse. Anche se ho scordato il nome del locale, mi è rimasta invece ben scolpita nella memoria la serie di 50 tipi differenti di raviolo, serviti in serie di 5, ognuno con diverse carni, seguiti da quelli di pesce e ancora da quelli alle verdure, per terminare con quelli dolci. Un caleidoscopio di sapori, da far passare in secondo piano lo spettacolo che si svolgeva sullo sfondo. Certo diversi dagli agnolotti di stufato o dai pansotti alla borragine, ma provare ad apprezzare i gusti altrui e anche un buon inizio per riuscire a capire i più diversi ed all’apparenza inconciliabili punti di vista.
Se avrete la ventura di andare a Pekino, non perdetevi il mercato delle cose vecchie, una specie di bazar di rigattieri e cineserie a sud della città nei pressi del terzo anello, aperto il sabato e la domenica mattina. Io ci andavo spesso e vi assicuro che è una vera delizia perdere qualche ora tra le centinaia di bancarelle o tra le merci esposte per terra. Ci troverete un po’ di tutto, dai memorabilia maoisti, compresi fumetti d’epoca, alle pietre dure, ai materiali tibetani e di varie minoranze, bronzetti, ricami e naturalmente ceramiche, inclusi i classici vasi cinesi.Cap. 68
…e sì vi dico che le loro femmine vendono e comprano e fanno tutto quello che alli loro mariti bisogna, però che gli uomini non sanno fare altro che cacciare e uccellare …
…li Tartari dimorano lo verno in piani luoghi ove ànno erba e paschi per loro bestie, d’estate in luoghi freddi ov’è acqua. Le case loro son tonde e coperte di feltro e portallesi dietro in ogni luogo ov’egli vanno ch’egli ànno ordinate sì bene le loro pertiche che troppo bene possono portarle leggermente e rifarle. E ànno carrette coperte di feltro nero che, per che vi piova suso, non si bagna nulla che entro vi sia. E fannole menare da camegli e ‘n su pongono loro femmine e fanciugli. Vivono di carne e di latte di giumente e di camegli.